R.I.P.

martedì 26 maggio 2009

5: VIAGGI LAMPO

Il teletrasporto è di gran lunga l'aggeggio più inaffidabile che abbia mai inventato.

In questi giorni l'ho smontato e rimontato pezzo per pezzo seguendo scrupolosamente i miei appunti e schemi ed ero convinto di averlo finalmente aggiustato. Per celebrare, e per combattere la calura opprimente che avanza con la stagione, ho preso un birra ghiacciata dal freezer e lì, sorpresa, ho ritrovato la macchina fotografica che credevo perduta ormai da tempo. 

Soddisfatto me la sono appesa al collo e poi, avendomi la birra stimolato un certo appetito, ho preso pane, prosciutto e sottilette dal frigo e mi sono preparato due toast, ma è stato proprio nel momento esatto in cui sono saltati fuori dal tostapane che, credo per una perdita di aderenza biotica, si è acceso il teletrasporto e zzzBAM!, senza i soliti preamboli (vibrazioni e senso di leggerezza che precedono solitamente il viaggio) sono partito. 

Due viaggi lampo di circa un secondo e mezzo l'uno.

Mi sono ritrovato in una sauna, anche se sul momento non lo avevo capito: per quanto ne sapevo potevo trovarmi ovunque e così ho istintivamente sollevato la macchina fotografica per immortalare la misteriosa realtà che mi attorniava. Non sono riuscito a scattare, in compenso ho messo a fuoco un uomo mezzo nudo: appena il tempo di renderci conto della nostra reciproca presenza e zzzBIM!, secondo viaggio lampo e mi ritrovo a tu per tu con l'essere più strano che abbia mai visto.

Credo che anche lui abbia pensato lo stesso o almeno così lascia intendere l'espressione perplessa con cui appare nella foto che questa volta ho scattato prontamente nonostante le condizioni avverse. Con ogni probabilità, infatti, mi trovavo sulla superficie di un pianeta con atmosfera e forza di gravità diverse da quelle cui siamo abituati e ho subito cominciato a gonfiarmi come un pallone: la sensazione peggiore che abbia mai provato.

Non oso immaginare cosa sarebbe successo (probabilmente sarei esploso) se zzzBUM!, non mi fossi rimaterializzato sul divano del salotto dove mi sono fortunatamente sgonfiato e da dove ho potuto osservare il teletrasporto friggere e sfumacchiare in maniera penosa. Mi sa che sono partiti sia il coaugulatore metalmeccanico opponibile che la valvola di sfogo... 

Pazienza, ci lavorerò su. 

Quest'avventura mi ha fatto però riflettere su quanto sono imprudente e sulla necessità di dotarmi di un'attrezzatura consona per i miei viaggi, un proposito che avevo già formulato ma che da domani cercherò di mettere in pratica. Per oggi, comunque, mi basta essere vivo.

p.s. Ho appeso in bagno la foto dell'alieno e non avendo altro da fare ho scarabocchiato un ritratto dell'uomo della sauna. 

martedì 19 maggio 2009

4: ARIA FRESCA

Credo proprio di avere combinato un casino mentre cercavo di sensibilizzare il modernizzatore di potenza: ormai sono giorni che la macchina non dà segni di vita.
Comincio a preoccuparmi...
L'ultimo segnale poco rassicurante che il teletrasporto mi ha inviato è stata una nuvoletta di fumo denso e nero che tuttora galleggia a pochi centimetri dal soffitto del salotto. Il fatto è abbastanza anomalo: ho tenuto spalancate notte e giorno porte e finestre, ma sembra che quella nuvoletta abbia un campo energetico/gravitazionale tutto suo, e non ne vuole sapere di spostarsi...
Pazienza, prima o poi si dissolverà.
Ad ogni modo, anche se negli ultimi tre giorni mi sono disperato, ora ritengo inevitabile che una cosa del genere accadesse, dopo tutti i progressi fatti: è naturale, direi addirittura fisiologico, che ci siano degli alti e bassi. Ne ho approfittato allora per risistemare la bicicletta e farmi qualche giro.
Aria fresca e sole erano proprio quello che mi ci voleva per rinvigorire i pensieri, asfissiati com'erano da lunghe ore di lavoro. I passi da gigante ottenuti sin troppo facilmente, poi, mi avevano fatto dimenticare l'estrema fragilità della mia invenzione e quanto poco ne so ancora dei suoi principi di funzionamento.
Ho pedalato e pedalato, sono arrivato fino al bosco e mi sono addentrato nella vegetazione ben oltre i sentieri più battuti, portando al limite le possibilità del mio veicolo. Mi sono perso, ma questo mi ha permesso di sbucare nei pressi di uno stagno e incontrare lì un tizio molto simpatico, reduce da una lunga passeggiata e stanco quanto se non più di me.
Ci siamo buttati sulla riva e abbiamo improvvisato una merenda con le provviste che avevamo portato con noi. Parlando di questo e quello abbiamo scoperto di essere praticamente colleghi: mi ha detto che si interessa di energia ed è il responsabile di un ufficio segreto di una potenza straniera non meglio identificata, ma pacifica. Io gli ho raccontato quello che mi è successo nelle ultime settimane, del teletrasporto e di tutto ciò che ne consegue, e lui mi ha ascoltato con estremo interesse. Quando gli ho parlato di Clelia, la bellissima U-oide, e della misteriosa energia Capasonica che noi umani non scopriremo se non fra miliardi di anni, gli ho chiesto se avesse qualche opinione a riguardo, dato che lavora nel campo. Lui ha scosso la testa e ho scorto un'ombra di disappunto velargli per un momento lo sguardo. Clelia potrebbe non sbagliarsi di molto, ha commentato, vista l'ottusità con cui ci si ostina a utilizzare fonti energetiche arretrate. Infine, prima di salutarci, mi ha regalato uno splendido adesivo che ho incollato sulla canna della bici.

giovedì 14 maggio 2009

3: VIAGGIO SUL PIANETA U-126/127

Due giorni fa, lavoravo sul mio aggeggio per migliorare la fase di partenza ed eliminare certe fastidiose vibrazioni all'inizio del viaggio, quando mi sono caduti gli occhiali su alcuni circuiti delicati e il trabiccolo si è messo in moto da solo teletrasportandomi in un luogo che non avrei mai pensato di visitare: il pianeta U-126/127, a una distanza di 1.234.938.220.888.375.624.765.423.289.465.010.447.987 elevato alla 47.298.303.463.684.054.686.374.192.334.738 millimetri dal punto zero (cioè la macchina in salotto).

Confesso che il fatto mi ha colto del tutto impreparato.

Fortunatamente l'atmosfera del pianeta U-126/127 è identica a quella della Terra, ma il rischio che ho corso mi ha fatto pensare alla necessità di dotarmi di un adeguato equipaggiamento per i viaggi futuri. Comunque, tornando al pianeta U-126/127, ammetto purtroppo che non ho avuto il tempo di esplorarlo: non saprei dire quanto è grande, né quali specie di animali e piante dimorino in quel lontano ammasso di materia. Posso però dire che vivono laggiù degli esseri tali e quali a noi umani, fatta eccezione per la tonalità violacea della loro epidermide e il fatto che comunicano telepaticamente.

Gli U-oidi sono molto ospitali: un autoctono di sesso femminile, che chiamerò Clelia, non si è scomposto affatto quando mi sono materializzato al suo tavolino in quello che mi sembrò essere l'equivalente di un bar terrestre. Clelia era più che altro sorpresa che avessi raggiunto U-126/127 senza l'ausilio dell'energia Capasonica che noi terrestri, scandalosamente arretrati, dovremmo essere in grado di utilizzare più o meno tra una dozzina di miliardi di anni.

Ma se erano così evoluti, mi chiedevo guardandomi attorno, perché gli U-oidi che mi circondavano erano tutti nudi? Perché si ubriacavano come scozzesi? Clelia, offrendomi un goccio del distillato che tutti bevevano e che mi ha subito dato alla testa, mi ha spiegato che la loro società differisce dalla nostra soprattutto sotto l'aspetto riproduttivo. Su U-126/127, infatti, individui di diversi sessi non entrano mai in contatto tra loro se non per questioni puramente lavorative, e la sessualità come noi la conosciamo non è nemmeno concepita.

Ogni due anni, però, c'è la Settimana della Riproduzione: la definirei un'orgia sportiva, grazie alla quale la specie non si estingue e che, fatalità, quando sono giunto sul pianeta stava giusto per cominciare. Il bar in cui mi trovavo, mi ha spiegato inoltre Clelia, era in realtà lo spogliatoio distrettuale degli U-oidi femminili che stavano, giustamente, facendo riscaldamento.

E mentre mi spiegava tutto ciò, Clelia, sorseggiando dalla sua bottiglia di distillato afrodisiaco, mi si era inoltre furtivamente avvicinata e aveva cominciato a strusciarmisi contro: finché non ha accidentalmente azionato il ritornatore che avevo in tasca e io, per la seconda volta, mi sono ritrovato nel cassonetto sotto casa.

lunedì 4 maggio 2009

2: PRIMO VIAGGIO DI TUTTO RISPETTO

Questa settimana mi sono dannato l'anima per smontare quell'aggeggio diabolico e studiarne accuratamente la struttura e devo confessare che tuttora alcuni elementi che lo compongono mi risultano incomprensibili, ma perbacco funziona!
Tralascerò qui i dettagli tecnici e il resoconto dei tentativi di teletrasporto seguiti al mio primo fortunoso viaggio dal salotto al corridoio. Sorvolerò anche su certi piccoli incidenti occorsimi, come ritrovarmi teletrasportato e nudo per alcuni secondi nel panificio sotto casa, e non mi soffermerò sul conseguente, noiosissimo soggiorno al commissariato.
Credo però di essere giunto a buon punto nella stabilizzazione del mio adorato aggeggio. Inoltre, ho approntato una prima versione dello strumento che mi permette, una volta teletrasportato, di tornare indietro. L'ho battezzato ritornatore: non funziona ancora perfettamente, ma ci sto lavorando su.
C'è una nota dolente in tutto questo susseguirsi di progressi: dovrò mettere una pietra sopra alle mie velleità commerciali. Confesso che avevo fantasticato di produrre l'apparecchio in serie e diventare ricco sfondato. Purtroppo, ho scoperto che il mio organismo è necessario al corretto funzionamento del teletrasporto, e non si può aggirare il problema commercializzandolo in kit con un mio clone.
Le tecnologie ci sarebbero, ma il problema è un altro.
L'aggeggio, infatti, per funzionare si appoggia tanto alla struttura molecolare del mio corpo quanto al flusso delle mie onde cerebrali e queste ultime sono personali, personalissime, non c'è clone che tenga: ogni individuo ha le sue, e il loro flusso varia perpetuamente. Sono dunque irriproducibili, anche nel caso di una mente primordiale come la mia.
Mi consolo, però, ripensando a questa mattina e al primo viaggio degno di questo nome.
Sono andato ben più lontano del panificio sotto casa: la mia strumentazione dice che mi trovavo in una zona vicino al porto, esattamente a 10.345.328 millimetri dal punto zero, cioè la macchina in salotto. Devo fidarmi di questi dati non avendo potuto vedere coi miei occhi lo scintillio del sole sulle onde del mare né respirare l'aria salmastra. Mi sono infatti rimaterializzato in uno scantinato, per di più nel mezzo di una seduta spiritica: credo che i partecipanti non si aspettassero di vedermi, quando si sono presi per mano e hanno lasciato fluire le loro energie... Ho seminato il panico, dannazione. Ho quasi rischiato di prendermi una sedia in testa da parte di una scalmanata che non la piantava di urlare. La gente è impulsiva, a volte. Ho provato a calmarli, ma non c'è stato verso, così ho azionato il ritornatore e quello mi ha rispedito direttamente nel cassonetto sotto casa: maledetto strumento, è estremamente difficile da governare. Ma non tutto il male viene per nuocere: nel cassonetto ho trovato una scatola di spaghetti ancora chiusa e me li sono mangiati a pranzo. Ho anche trovato un disegno strambo e vagamente truce che ho appeso in bagno.