R.I.P.

giovedì 14 maggio 2009

3: VIAGGIO SUL PIANETA U-126/127

Due giorni fa, lavoravo sul mio aggeggio per migliorare la fase di partenza ed eliminare certe fastidiose vibrazioni all'inizio del viaggio, quando mi sono caduti gli occhiali su alcuni circuiti delicati e il trabiccolo si è messo in moto da solo teletrasportandomi in un luogo che non avrei mai pensato di visitare: il pianeta U-126/127, a una distanza di 1.234.938.220.888.375.624.765.423.289.465.010.447.987 elevato alla 47.298.303.463.684.054.686.374.192.334.738 millimetri dal punto zero (cioè la macchina in salotto).

Confesso che il fatto mi ha colto del tutto impreparato.

Fortunatamente l'atmosfera del pianeta U-126/127 è identica a quella della Terra, ma il rischio che ho corso mi ha fatto pensare alla necessità di dotarmi di un adeguato equipaggiamento per i viaggi futuri. Comunque, tornando al pianeta U-126/127, ammetto purtroppo che non ho avuto il tempo di esplorarlo: non saprei dire quanto è grande, né quali specie di animali e piante dimorino in quel lontano ammasso di materia. Posso però dire che vivono laggiù degli esseri tali e quali a noi umani, fatta eccezione per la tonalità violacea della loro epidermide e il fatto che comunicano telepaticamente.

Gli U-oidi sono molto ospitali: un autoctono di sesso femminile, che chiamerò Clelia, non si è scomposto affatto quando mi sono materializzato al suo tavolino in quello che mi sembrò essere l'equivalente di un bar terrestre. Clelia era più che altro sorpresa che avessi raggiunto U-126/127 senza l'ausilio dell'energia Capasonica che noi terrestri, scandalosamente arretrati, dovremmo essere in grado di utilizzare più o meno tra una dozzina di miliardi di anni.

Ma se erano così evoluti, mi chiedevo guardandomi attorno, perché gli U-oidi che mi circondavano erano tutti nudi? Perché si ubriacavano come scozzesi? Clelia, offrendomi un goccio del distillato che tutti bevevano e che mi ha subito dato alla testa, mi ha spiegato che la loro società differisce dalla nostra soprattutto sotto l'aspetto riproduttivo. Su U-126/127, infatti, individui di diversi sessi non entrano mai in contatto tra loro se non per questioni puramente lavorative, e la sessualità come noi la conosciamo non è nemmeno concepita.

Ogni due anni, però, c'è la Settimana della Riproduzione: la definirei un'orgia sportiva, grazie alla quale la specie non si estingue e che, fatalità, quando sono giunto sul pianeta stava giusto per cominciare. Il bar in cui mi trovavo, mi ha spiegato inoltre Clelia, era in realtà lo spogliatoio distrettuale degli U-oidi femminili che stavano, giustamente, facendo riscaldamento.

E mentre mi spiegava tutto ciò, Clelia, sorseggiando dalla sua bottiglia di distillato afrodisiaco, mi si era inoltre furtivamente avvicinata e aveva cominciato a strusciarmisi contro: finché non ha accidentalmente azionato il ritornatore che avevo in tasca e io, per la seconda volta, mi sono ritrovato nel cassonetto sotto casa.

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